Modifiche alla manovra per superare il traguardo delle europee ed evitare sanzioni

Dopo l’incontro con Bruxelles, risoltosi quasi in un nulla di fatto, nel senso che il premier Conte e il ministro Tria hanno presentato possibili soluzioni dilatorie e la Ue si è riservata di valutarle, si stimano in quattro-cinque miliardi le minori spese per quota 100 e reddito di cittadinanza, legate all’avvio di entrambe le misure dal 1° aprile anziché da gennaio. I due missionari di Bruxelles dovranno però convincere i due vicepremier ad accettare questa soluzione, più Di Maio che Salvini. Un aiuto potrebbe venire dalle ultime dichiarazioni concilianti di Juncker: «Ho messo in chiaro ieri sera che non siamo in guerra con l’Italia, al contrario, ti amo Italia» E ha precisato che al termine dell’incontro «abbiamo concordato di restare in contatto permanente per diminuire le divergenze di vedute tra la Commissione e l’Italia».

Uno 0,2% del Pil recuperato sul 2,4% fissato come tetto per il 2o19, questa l’offerta principale che il premier Giuseppe Conte ha proposto al presidente della Commissione Ue, Jean-Paul Juncker, per riuscire a convincere l’Europa sulla tenuta delle stime di crescita per l’anno prossimo (1,5%) previste nella manovra e ritenute poco credibili, non solo da Bruxelles. Le quaranta pagine del dossier Italiano sono state limate fino all’ultimo a Palazzo Chigi, prima di essere consegnate da Conte e Tria alla cena a Palazzo Berlaymont con Juncker, il suo vice Dombrovskis e il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici.
Il documento contiene tre capitoli essenziali, che dovranno essere valutati dagli occhiuti burocrati bruxellesi: lavoro e sicurezza, interventi strutturali e di semplificazione, investimenti. «Una ricognizione delle riforme che il Governo e la maggioranza hanno fatto e vogliono realizzare», ha spiegato Giuseppe Conte.

Il premier ha cercato di far capire (con quanto successo lo scopriremo più avanti) che la manovra non contiene un disegno assistenzialista,ma anzi è volta a promuovere lo sviluppo. E ha sottolineato soprattutto il cambiamento d’impostazione del reddito di cittadinanza, che in parte sarà dirottato, sotto forma di sgravio, alle imprese che assumeranno i beneficiari. Occorre far capire all’Europa ( ma sarà molto difficile) che le spese sono previste soltanto in funzione della crescita, attraverso rimodulazioni sostenibili politicamente.

In primo luogo sono stati quantificati tra 4 e 5 i miliardi totali da spostare sugli investimenti, derivanti dai risparmi dovuti alla partenza ritardata di quota 1oo e reddito di cittadinanza. Che sarà messa nera su bianco probabilmente nel decreto già in cantiere, licenziando il testo subito dopo la legge di bilancio, per permettere il pensionamento da aprile a chi ha maturato dal 1° gennaio 62 annidi età e 38 anni di contributi.

Si è puntato inoltre a spazzar via un altro forte dubbio dell’Europa in merito alle prospettive di spending review, sempre presentate dai governi Renzi e Gentiloni e mai completamente realizzate. A rafforzare la credibilità della promessa di non sforare 2,4% di deficit Pil si sottolinea stavolta la blindatura degli obiettivi di spending, visto che le leggi 196/2009 e 243/2012 -finora inattuate – consentono al ministero dell’Economia in via unilaterale di effettuare tagli compensativi se nel corso dell’anno se, dai monitoraggi mensili, dovessero emergere scostamenti della spesa effettiva di ogni ministero dagli obiettivi.

Altri argomenti aggiuntivi esposti dalla delegazione: il Governo ha recepito le raccomandazioni di luglio su semplificazioni («Il decreto sarà approvato a inizio dicembre»), fatturazione elettronica, investimenti. A riprova della volontà di sbloccarli si citano le nuove agenzie deliberate e da attuare a breve (InvestItalia e Strategia Italia).

In questo modo il Governo cerca di continuare una trattativa ad oltranza con gli organismi europei, che hanno manifestato qualche apertura. Forse si riuscirà a farlo per almeno sei mesi e a evitare sanzioni e manovre correttive almeno fino alle europee. Ma poi tuti i nodi verranno al pettine e saranno lacrime e sangue. Con quale Governo? La risposta sarà affidata al Parlamento e a Mattarella.

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