Analisi dello stato di salute del territorio aretino indicando le criticità, le ipotesi di sviluppo e gli obiettivi prefissati dall’associazione di categoria.
Direttore qual è ad Arezzo la situazione economica?
La città, da anni, sta attraversando un lungo periodo di crisi. Siamo di fronte al calo dei consumi, all’incertezza sulle prospettive e l’associazione è impegnata a sostenere le imprese per uscire da una fase storica che vede il sistema economico pesantemente colpito da varie vicissitudini di carattere nazionale e locale.
Ad Arezzo c’è poi la questione di Banca Etruria?
La vicenda, evidentemente, ha avuto ripercussioni negative per le aziende e per le attività. Anche l’effetto psicologico non è da sottovalutare. Un territorio cresce se c’è fiducia in un sistema bancario e se la banca asseconda i progetti degli imprenditori. Per il futuro l’auspicio è che Nuova Banca Etruria rimanga legata al territorio e operi per la sua valorizzazione, come ha fatto per tanti anni nel passato. Nel momento in cui hanno allentato il legame con il territorio, la banca è andata in crisi con le ripercussioni che oggi subisce l’intera economia.
Ad Arezzo lo sviluppo può passare attraverso cosa?
Credo che Arezzo Fiere e Congressi rappresenti un contenitore da promuovere per creare ricchezza al territorio. La presenza del polo fieristico è di vitale importanza per il territorio e per l’internazionalizzazione delle aziende aretine. Ma non solo. Arezzo Fiere è oggi anche un importante polo congressuale che può aiutare il sistema turistico nei periodi dell’anno meno interessati dai flussi ordinari dei visitatori della provincia. Arezzo Fiere sta però vivendo delle difficoltà. La scelta di ridurre il numero di aziende a cui partecipa la pubblica amministrazione, seppure giusta come principio, può determinare che importanti società come quella di cui parlo non abbiano un azionista “forte”, che ne incoraggi lo sviluppo delle attività. A questo proposito si consideri che la Camera di Commercio, altro socio forte, attraversa un processo di ridefinizione del proprio ruolo e competenze che non aiuta la situazione generale, mentre il Comune di Arezzo anche per mancanza di risorse, ma forse non solo, non ha partecipato all’aumento di capitale, vitale per la struttura. Quindi per il futuro Comune e Regione non possono tirarsi indietro.
Il commercio soffre. Quali sono gli impegni di Confesercenti?
L’impegno dell’associazione di categoria è quello di sostenere le imprese facilitando l’accesso al credito e promuovendo iniziative destinate a valorizzare il sistema economico. Inoltre cerca di far sentire la voce dei commercianti e degli imprenditori in genere alle istituzioni affinché prendano a cuore le esigenze della categoria.
L’obiettivo è quello di uscire dalla crisi?
Siamo quotidianamente impegnati a combattere contro tutto quello che crea difficoltà alle aziende. È importante per esempio che siano rispettate le regole per evitare l’abusivismo commerciale che pesa su chi lavora rispettando le norme.
Un abusivismo dilagante, in tempi di crisi?
L’abusivismo passa attraverso le fiere e i mercati ma anche attraverso, per esempio, le sagre che noi prima di tutti abbiamo definito selvagge. Ormai le feste paesane esulano dalla loro principale e storica finalità per le quali erano nate. In molti casi sono ristoranti a cielo aperto che si pongono in concorrenza sleale con chi ha scelto di fare della ristorazione la propria occupazione. Dobbiamo frenare il proliferare delle sagre e far sì che si torni a valorizzare il prodotto del territorio e le tradizioni. Per questo chiediamo in ogni comune l’adozione di un regolamento con il quale regolare il fenomeno.