Il dato finale ISTAT è +0,8%. La pressione fiscale è scesa al 43,3% del Pil. Il deficit giù al 2,6% ai minimi dal 2007. Il commento di Confesercenti.
Il dato certo è che l’ISTAT ha corretto al rialzo i dati sulla ripresa economica, più 0,8%. L’Italia, dopo tre anni di calo consecutivo, torna a vedere il segno ‘più’ davanti alla dinamica del Prodotto Interno Lordo. Il rallentamento economico globale, con il nuovo tracollo dei prezzi del petrolio avevano fatto calare un pessimismo diffuso sulla fase finale dell’anno. Alla fine, il succo è che il consuntivo non si discosta troppo da quanto stimato all’inizio d’anno. “Il governo mantiene i propri impegni, i dati sono incoraggianti e la crescita c’è”, ha avuto modo di commentare il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. ”
I numeri della ripresa.
Il resoconto Istat sui grandi numeri del bilancio italiano dell’anno scorso non si limita alla dinamica dell’economia nel suo complesso, ma ne approfondisce alcuni risvolti interessanti. E’ per esempio confortante indicare la prima inversione di tendenza da otto anni a questa parte degli investimenti fissi lordi, che sono cresciuti dello 0,8% durante lo scorso anno. A spingere gli investimenti sono stati i mezzi di trasporto (+19,7%), i macchinari e le attrezzature (+1,1%). Nell’ambito dei consumi finali nazionali, saliti dello 0,5%, si è messa in evidenza la spinta arrivata dalla spesa delle famiglie, cresciuta dello 0,9%, mentre scende la spesa delle amministrazioni pubbliche (-0,7%).
Il deficit scende al 2,6% del PIL
Il tanto discusso, anche a livello europeo, rapporto deficit/PIL è sceso al 2,6% il più basso dal 2007, il che significa che la strada per avere in Europa maggiore considerazione ai fini di una flessibilità nel bilancio dello stato tale da rilanciare misure per la riduzione del carico fiscale è oggi più facile.
Cresce l’Occupazione stabile
Nel 2015 sono cresciuti di 425.000 unità con un rialzo del 2,9%. Ma il dato di gennaio 2016 è ancora più favorevole + 99.000 a tempo indeterminato, -28.000 a tempo determinato e questo nonostante la riduzione degli incentivi prevista dalla legge di stabilità.
Il Commento di Confesercenti
L’alternanza di dati positivi e negativi, rileva Confesercenti, determina una situazione di incertezza, come attesta l’andamento ondivago del clima di fiducia, in particolare delle famiglie, che a partire dai consumi, si riflette a cascata su tutti i principali indicatori, impedendo che la ripresa acquisti la necessaria velocità.
L’incremento della spesa delle famiglie residenti (+ 0,9%, anche se essendo cresciuto dell’1,4% il reddito disponibile, speravamo potesse crescere un po’ di più) si è orientato soprattutto su beni durevoli, provocando pochi o nulli effetti positivi sugli esercizi commerciali, soprattutto di piccole dimensioni. Le vendite al dettaglio sono aumentate in media solo dello 0,3% in volume nel corso del 2015.
Le piccole imprese, infatti, nonostante il calo della pressione fiscale indicato dall’Istat, continuano a faticare per fronteggiarne il peso, essendo già sfiancate da costi di gestione, difficoltà di accesso al credito, lentezze e costi della Pubblica Amministrazione. Occorrerebbe un taglio deciso alle tasse per consentire alle imprese di rialzare la testa, frenando l’emorragia soprattutto di quelle più piccole che, sempre più numerose, gettano la spugna.